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Sono stato invitato a partecipare, il 14 Maggio scorso, al seminario conclusivo del ciclo “L’eredità di Tomás Maldonado”, Corso dottorale intersede promosso dal Dottorato in Design, Politecnico di Milano, a cura di Raimonda Riccini (Università IUAV, Venezia) e Luca Guerrini (Politecnico di Milano) che coinvolgeva i dottorandi in design di varie università italiane: Università degli Studi di Bologna “Alma Mater Studiorum”, Università degli Studi di Camerino, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, Università degli Studi di Ferrara, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Genova, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Sapienza Università di Roma, Politecnico di Torino, Università IUAV di Venezia.
Dal Febbraio di quest’anno sessanta dottorandi provenienti da tutti i dottorati italiani sul Design hanno compiuto un percorso di riflessione e ricerca collaborando in gruppi di lavoro e confrontandosi con docenti ed esperti. Dall’opera di ricerca di Tomás Maldonado sono stati selezionati sei argomenti di approfondimento: il ruolo della pratica artistica; la teoria della formazione; il contributo al design della filosofia del linguaggio; la progettazione ambientale; la riflessione sul corpo e sull’interazione; il ruolo degli artefatti digitali.
Tomás Maldonado, nato a Buenos Aires, è stato un protagonista del dibattito sull’architettura e il design nella seconda metà del XX secolo e un riferimento importante nel dibattito culturale, sociale e politico in Italia. Teorico, pedagogista, artista, designer, filosofo, direttore della storica rivista Casabella, Maldonado è stato tra i fondatori della Hochschule für Gestaltung di Ulm, e in Italia ha avuto una carriera accademica che lo ha portato prima al DAMS, Università di Bologna, e poi al Politecnico di Milano. È venuto a mancare, a 96 anni, nel 2018.
Ho avuto occasione di conoscerlo personalmente in occasione della pubblicazione di un suo saggio all’interno di un volume da me curato (Il corpo tecnologico, Bologna, Baskerville, 1994). In seguito ci siamo incrociati in varie conferenze, ricordo in particolare alla Biblioteca Nazionale di Roma nel 1993, alla Casa della Cultura a Milano nel 1994, e ho avuto la fortuna di essere ospite nella sua bellissima casa-studio. Abbiamo anche partecipato come invitati, nel 1997, a una trasmissione RAI in diretta sull’argomento della realtà virtuale, una delle sue rarissime apparizioni televisive (periodicamente qualcuno mi racconta che mi ha visto in televisione, perché quel programma viene ancora messo in onda in orari antelucani). Ricordo che durante l’inevitabile passaggio al trucco, al quale entrambi abbiamo dovuto sottoporci, a un certo punto ci siamo guardati e ci siano detti sorridendo: “Per essere veri bisogna essere falsi!”
Ho amato la ricerca di Maldonado, in particolare sull’impatto delle tecnologie, presente soprattutto nella cosiddetta trilogia feltrinelliana di Reale e virtuale (1992), Critica della ragione informatica (1997) e Memoria e conoscenza (2005). Un lavoro rigoroso, informato, transdisciplinare come diremmo oggi, per molti aspetti pionieristico, che operava in quella zona grigia e difficile, allora territorio di nessuno, tra – per usare un’espressione di Umberto Eco, suo collega ed amico – i cosiddetti “apocalittici”, che consideravano le tecnologie come una minaccia, e gli “integrati”, i tecno-entusiasti. Molte di quelle considerazioni sono attuali.
Alla tavola rotonda online a cui ho avuto l’onore di partecipare, moderata da Pierfrancesco Califano (Università di Napoli Federico II), erano stati invitati Rocco Antonucci (Università degli Studi di Genova), Davide Fornari (École Cantonale d’Art de Lausanne), Carla Langella (Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”) e Tatiana Mazali (Politecnico di Torino).
On May 14th, I was invited to participate in the final seminar of the research cycle “The legacy of Tomás Maldonado”, a joint doctoral course promoted by the Doctorate in Design, Polytechnic of Milan, curated by Raimonda Riccini (IUAV University, Venice) and Luca Guerrini (Polytechnic of Milan) who involved Ph.D. students in design from many Italian universities: University of Bologna “Alma Mater Studiorum”, University of Camerino, University of Campania “Luigi Vanvitelli”, University of Ferrara, University of Florence, University of Genoa, University of Naples “Federico II”, Sapienza University of Rome, Polytechnic of Turin, IUAV University of Venice.
Since February 2021, sixty Ph.D. students from all Italian Ph.D.s on Design have completed a reflection and research by collaborating in working groups and interacting with teachers and experts. Six in-depth topics have been selected from the research work of Tomás Maldonado: the role of the artistic practice; the theory of education; the contribution to the design of the philosophy of language; the environmental design; the reflection on the body and interaction; the role of the digital artifacts.
Tomás Maldonado, from Buenos Aires, was a protagonist of the debate on architecture and design in the second half of the twentieth century and an important reference in the cultural, social and political debate in Italy. Theorist, pedagogist, artist, designer, philosopher, director of the historic magazine Casabella, Maldonado was one of the founders of the Hochschule für Gestaltung in Ulm, and in Italy he had an academic career that led him first to DAMS, University of Bologna, and then at the Polytechnic of Milan. He passed away at the age of 96 in 2018.
I had the chance to know him personally on the occasion of the publication of one of his essays in a volume I edited (Il corpo tecnologico (The technological body), Bologna, Baskerville, 1994). Later we met in some conferences, I remember in particular at the National Library in Rome in 1993, at the Casa della Cultura in Milan in 1994, and I was lucky enough to be a guest in his beautiful home-studio. We also participated as guests, in 1997, in a live RAI broadcast on the subject of virtual reality, one of his very rare television participations (periodically someone tells me that he saw me on television, because that program is still broadcasted at deep night hours). I remember that during the unavoidable make-up phase before the transmission, which we both had to reluctantly undergo, at some point we looked at each other and said with a smile: “To be true we have to be false!”
I loved Maldonado’s research, in particular on the impact of technologies, mainly present in the so-called trilogy published by Feltrinelli: Reale e virtuale (Real and Virtual )(1992), Critica della ragione informatica (Critique of Computer Reason) (1997) and Memoria e conoscenza (Memory and Knowledge) (2005). A rigorous, informed, transdisciplinary work as we would say today, a pioneering one, which operated in that gray and difficult area, then nobody’s territory, between – to use an expression of his colleague and friend Umberto Eco – the so-called “apocalyptic people”, who saw technologies as a threat, and the” integrated ones”, the techno-enthusiasts. Many of those considerations are still current.
At the online round table in which I had the honor of participating, moderated by Pierfrancesco Califano (University of Naples Federico II), were invited Rocco Antonucci (University of Genoa), Davide Fornari (École Cantonale d’Art de Lausanne), Carla Langella (University of Campania “Luigi Vanvitelli”) e Tatiana Mazali (Polytechnic of Turin).