
Sono stato invitato, come già nel 2016, alla Pordenone Design Week, un evento centrato sul design, nella sua accezione più ampia, giunto alla VII edizione, che ha tra gli scopi principali quello di promuovere la creatività e l’innovazione in questa parte del nostro Paese. Curato da Giuseppe Marinelli De Marco, organizzato dall’Associazione Culturale Pordenone Design, dal Consorzio Universitario di Pordenone, dall’ISIA di Roma (Sede di Pordenone) e dall’Unione Industriali locale, la Pordenone Design Week presenta convegni, mostre, workshop e presentazioni in stretta relazione sia con gli studenti, i docenti e i corsi universitari erogati dal locale polo universitario, sia con la dimensione locale, il territorio e il Comune di Pordenone (qui il programma completo). Quest’anno mi è stato chiesto di curare una mostra presso il foyer del Teatro Verdi, con annesso convegno di presentazione e discussione.
- Michael Langan, Terah Maher (USA), Choros, 2011
- Dom&Nic, The Mill (GB), Wide Open – The Chemical Brothers, 2015
- Salvatore Iaconesi, Oriana Persico (I), BodyQuake, 2017
- Akinori Goto (J), toki- BALLET #01_ym, 2015
Bodyscapes
Ho chiamato “Infoscapes” la mostra, che presenta una trentina di audiovisivi in tre postazioni e due installazioni. Negli ultimi anni stanno emergendo forme espressive collegate alla visualizzazione di grandi quantità di dati e informazioni, una parte sempre più ampia del panorama iconografico contemporaneo si basa sulla (audio)visualizzazione di dati. Dati di varia natura e provenienza la cui trasduzione multimediale digitale in immagini e suoni dà luogo, mediante diverse tecnologie, a una grande varietà di esiti per moltissime finalità. Non si tratta più solo di modificare figurazioni referenziali ottenute dal vero, come nella fotografia e nel video, o di creare rappresentazioni 2D e 3D tramite software e dispositivi informatici. Ma di generare pattern multimediali dinamici, più o meno figurativi, evocativi, simulativi, artistici, a partire dalla manipolazione algoritmica di informazioni. Tra i primi eventi di rilievo in questa direzione possiamo ricordare le mostre “Data Visualization”, a New York al MoMA e alla Hyundai Card Design Library a Seoul nel 2015, a cura di Paola Antonelli, direttrice del settore design del MoMA. Oppure la mostra “Data Aesthetics”, presso la Waag Society di Amsterdam, un’istituzione pionieristica che opera da oltre 20 anni sulle relazioni tra arte, scienza e tecnologia a livello internazionale nel campo dei media digitali. C’è poi il lavoro di Lev Manovich, fondatore del Cultural Analytics Lab presso la City University di New York, nell’ambito di un campo di ricerca recente che si chiama “Cultural Analytics”, che consiste nell’esplorazione e nell’analisi di enormi quantità di dati visivi, sia documenti storici digitalizzati che media audiovisivi e interattivi contemporanei.
- Refik Anadol (TR), Archive Dreaming, 2017
- Tero Karras, Timo Aila, Samuli Laine, Jaakko Lehtinen (SF), Progressive Growing of GANs for Improved Quality, Stability, and Variation, 2018
- Raven Kwok (Guo Ruiwen) (CN), Skyline, 2016
- Oscar Sharp, Ross Goodwin, Benjamin (GB), It’s No Game, 2017
Datascapes
Oggi una parte sempre più rilevante delle nostre vite, di quello che facciamo, è basata su o è influenzata da algoritmi, che gestiscono dati, eventi, transazioni, connessioni, comunicazioni, operazioni finanziarie, legali, giuridiche, ecc. Secondo alcuni viviamo in una sorta di algocrazia. Questa trasformazione ha ovviamente pervaso anche il mondo dei media e delle immagini, e più in generale il panorama multimediale contemporaneo, spingendolo verso la dimensione algoritmica e verso applicazioni basate su Deep Learning, Big Data, Internet of Things, Intelligenza Artificiale, Vita Artificiale. Grazie alla plasticità di questi strumenti si aprono delle straordinarie possibilità nel campo dell’arte, nuove forme espressive, come la data art, basate sui dati e sulla loro modificazione, visualizzazione, autonomia e fruizione. Questi strumenti estendono anche le frontiere e le possibilità del design e della grafica, ma nel contempo sollevano questioni nodali sulla natura, l’uso, la manipolabilità, l’attendibilità e la sicurezza dei dati e delle informazioni.
- Ars Electronica Future Lab (A), ZeitRaum, 2012
- Miguel Chevalier (MEX/F), Magic Carpets 2016
- NOHlab (TR), Deep Space Music – Ars Electronica, 2012
- TeamLab (J), Circulum Formosa, 2016
Landscapes
La mostra presenta video e installazioni basati su dati, su informazioni, da cui il titolo “Infoscapes”. Ci sono esempi in cui le narrazioni sono state inventate da un’intelligenza artificiale; esempi realizzati da software generativi; esempi che si fondano sui Big Data e visualizzano grandi quantità di informazioni; esempi che si basano su algoritmi di Deep Learning; esempi che sfruttano le capacità della Vita Artificiale di emulare il vivente; ed esempi che uniscono varie tecnologie a generi e modalità esistenti, come l’animazione 3D, il video referenziale e il videoclip, il corto, gli effetti speciali, l’interattività…
- Scott Draves (USA), Electric Sheep, 1999-2018
- Tatsuo Unemi (J), SBArt4 Daily Evolved Animation, 2010-2018
Installazioni
All’interno di questo panorama sono state individuate tre categorie principali, a cui corrispondono nello spazio della mostra altrettante postazioni:
- Datascapes, video basati sulla visualizzazione di fenomeni, eventi, dati o generate da algoritmi, Big Data, applicazioni di Intelligenza Artificiale e Deep Learning;
- Bodyscapes, interventi di varia natura che creano rappresentazioni centrate sul corpo, realizzate a partire dal corpo, o che compongono l’immagine del corpo;
- Landscapes, installazioni in cui la visualizzazione di dati, fenomeni e creazioni artistiche configurano degli ambienti, più o meno interattivi, percorribili dal pubblico.
Oltre a queste tre categorie/postazioni, che presentano dei punti di contatto e condividono tecnologie e modalità di fruizione, abbiamo dato spazio a due installazioni separate, che visualizzano animazioni di dati in tempo reale in maniera continua: Electric Sheep, creata in maniera collaborativa tramite algoritmi genetici, dello statunitense Scott Draves, che può vantare un’opera nella collezione permanente del MoMA di New York. E SBArt4 Daily Evolved Animation, generata tramite processi software evolutivi, del giapponese Tatsuo Unemi.
La mostra viene introdotta da un convegno che vede la partecipazione di Giuseppe Marinelli De Marco, Paolo Candotti, Gianluca Foresti, Giovanni Lessio, Franco Scolari e del sottoscritto.