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Nel mese di Luglio ho approfittato di un viaggio in Puglia e Campania per visitare la Reggia di Caserta. Si tratta della più grande reggia del mondo per quanto riguarda il fabbricato, dunque anche più grande di quella di Versailles, che invece vince la sfida delle dimensioni per l’estensione del parco. La Reggia, voluta da Carlo di Borbone Re di Napoli, venne costruita a partire dal 1752 da Luigi Vanvitelli, a cui succederà il figlio Carlo, fu terminata nel 1845 ed è considerata l’ultima grande realizzazione del barocco italiano. Nel 1997, insieme all’Acquedotto Carolino, sempre di Vanvitelli, e al complesso di San Leucio è stata riconosciuta dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.
Intorno alla Reggia si estende il Parco Reale per 3 chilometri di lunghezza e 120 ettari di superficie. In corrispondenza del centro della facciata posteriore del palazzo si dipartono due lunghi viali paralleli, che collegano il Giardino all’italiana e il Giardino all’inglese, e incontrano una serie di fontane alimentate dall’Acquedotto Carolino, costruito contestualmente alla Reggia, che attinge l’acqua a 41 chilometri di distanza. Il Parco reale si ispira ai giardini delle grandi residenze europee del tempo, fondendo la tradizione italiana del giardino rinascimentale con quella dei giardini di Versailles.
Oltre alla parte architettonica, al Parco e ai giardini, la Reggia contiene anche un patrimonio inestimabile di quadrerie, sculture, mobili e arredi, anche se non tutto è ancora aperto al pubblico. Vi è poi il teatro di corte, splendido esempio di architettura teatrale settecentesca, progettato dal Vanvitelli alcuni anni dopo l’inizio dei lavori della Reggia ad uso esclusivo della corte e inaugurato 1769.
Non manca l’arte contemporanea, con la “Collezione Terrae Motus”, ospitata in sedici sale, costituita dopo il sisma del 23 novembre 1980 che devastò la Campania e la Basilicata, per iniziativa del gallerista napoletano Lucio Amelio, con opere di artisti come Tony Cragg, Gilbert e George, Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Julian Schnabel, Carlo Alfano, Enzo Cucchi, Mario Merz, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto ed Emilio Vedova. La Reggia ha anche ospitato diversi eventi cinematografici. George Lucas vi ha girato delle scene del primo e del secondo episodio di Star Wars, La minaccia fantasma e L’attacco dei cloni. Vi sono state ambientate alcune parti dei film Donne e briganti, Ferdinando I° re di Napoli, Il pap’occhio, Sing Sing, Li chiamarono… briganti!, Ferdinando e Carolina, Mission: Impossible III, Io speriamo che me la cavo, Angeli e Demoni e della fiction RAI Giovanni Paolo II.
Direttore della Reggia, dalla fine del 2015, è Mauro Felicori, che conosco dalla fine degli anni ‘90 del ‘secolo scorso avendo collaborato con lui a progetti europei e locali quando era a Bologna. Con lui la Reggia sembra avere ingranato una marcia decisiva, dal punto di vista del consolidamento della struttura, della sua attività culturale e della comunicazione. La Reggia è un patrimonio inestimabile del nostro Paese, di quelle ricchezze, purtroppo numerose in Italia, che spesso non ci si rende conto di possedere ma che è fondamentale valorizzare. Per esempio, anche se il trend è in crescita grazie alla nuova direzione, basterebbe avvicinarsi al numero dei visitatori annui della Reggia di Versailles.
Tuttavia, la Reggia potrebbe costituire un patrimonio inestimabile non solo per gli aspetti, sia pure fondamentali, storici, storico-artistici, didattici e naturalistici, ma anche per altri aspetti di natura culturale “a largo raggio”, che potrebbero rendere il complesso della Reggia un centro collegato alla contemporaneità. Per non restare solo un prezioso e straordinario monumento ancorato alle logiche della conservazione del passato. Nel nostro Paese, che ha un enorme patrimonio di ricchezze storico-artistiche, la Reggia potrebbe inaugurare un percorso, tipicamente italiano, di valorizzazione della storia attraverso le tecnologie, l’informatica, il digitale, le Reti, l’Internet of Things, i Big Data. Aprendosi a progetti e convenzioni di contenuto fortemente innovativo, mettendo la tecnologia al servizio della cultura, facendosi osservatorio di tematiche che coniugano passato, presente e futuro, inaugurando nuovi territori economici e professionali. Potrebbe ospitare convegni, conferenze, mostre, presentazioni, eventi, con un duplice sguardo: da una parte rivolto alla storia, dall’altro rivolto al futuro, anticipando una storia ancora tutta da scrivere.
During a trip to Puglia and Campania in July, I visited the Royal Palace of Caserta. As to the building, it is the largest royal palace in the world, also larger than Versailles’ one, which instead has a larger park. The Royal Palace of Caserta was built starting from 1752 by Charles of Bourbon, King of Naples, who appointed the architect Luigi Vanvitelli. When Luigi died his work was continued by his son Carlo, and the Royal Palace was finished in 1845. It is considered as the last great creation of the Italian Baroque, and in 1997, together with Vanvitelli’s Carolino aqueduct and the San Leucio complex, it has been recognized as World Heritage Site by UNESCO.
Around the palace there is the Royal Park, 3 kilometers long and with a surface of 120 hectares. At the center of the building’s rear facade two long parallel avenues link the Italian and the English Gardens, meeting a series of fountains fed from the Aqueduct Carolino, built together with the Royal Palace, which draws water from 41 kilometers away. The Royal Park is inspired by the gardens of the great European residences of the time, merging the Italian tradition of the Renaissance garden with the Versailles’s gardens.
In addition to the architectural part, the park and gardens, the Palace also hosts a priceless heritage of art collections, paintings, sculptures and furnitures, although not all is open to the public. There is also the Court Theater, a splendid example of XVIII Century theater architecture, designed by Vanvitelli and opened in 1769 for the exclusive use of the court.
Do not miss contemporary art, with Terrae Motus Collection, hosted in sixteen rooms, set up by Neapolitan gallerist Lucio Amelio after the earthquake that in November 23, 1980 devastated Campania and Basilicata. The collection contains works from artists such as Tony Cragg, Gilbert and George, Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Julian Schnabel, Carlo Alfano, Enzo Cucchi, Mario Merz, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto and Emilio Vedova. The Palace also hosted several cinema-related events. George Lucas filmed scenes of Star Wars’ first and second episode, The Phantom Menace and Attack of the Clones. And there have been set parts of many other movies like Mission: Impossible III, Angels & Demons, and television series.
Since the end of 2015 the Royal Palace Director is Mauro Felicori, that I know since the late 90s of the last century (I have been working with him in European and local projects when he was based in Bologna), and it seems consolidating its structure, its cultural activity and its communication. It is a priceless Italian heritage, in good company in Italy, which worth valorising. For example, although thanks to the new direction the trend is on the rise, it would be important to approach the number of annual visitors to the Palace of Versailles.
However, the Palace could be an invaluable asset not only for its fundamental historical, artistic, educational and naturalistic aspects, but also for some “long-range” cultural ones, which could make the complex of the Palace a center of culture connected to the contemporary. In this way the Palace could go beyond its status of a precious and extraordinary monument anchored to the logic of past preservation. In Italy, where there is an enormous wealth of historical and artistic treasures, the Palace could promote a peculiar Italian path of history enhancement through information technology, digital systems, networks, Internet of Things, Big Data, info tools and devices. The Palace could open to highly innovative projects and agreements, putting technology at the service of culture, becoming an observatory of issues that combine past, present and future, even raising new economic and professional areas. It could host conferences, exhibitions, presentations, events with a two-sided eye: one addressed to history and the other keen to future, anticipating a story that has yet to be written.