Presso Mimesis è uscito il volume, a cura di Amos Bianchi e Giovanni Leghissa, Mondi altri. Processi di soggettivazione nell’era postumana a partire dal pensiero di Antonio Caronia, che raccoglie vari contributi dedicati al pensiero e all’opera di Antonio Caronia, venuto a mancare nel 2013, dove figura anche un mio saggio, “La specie dei simboli”. Gli interventi provengono da ambiti diversi, testimoniando la molteplicità di interessi di questo pensatore originale, filosofo, saggista, educatore, profondamente impegnato nel politico e nel sociale e orgogliosamente al di fuori delle accademie, pioniere in campi oggi fondamentali per la contemporaneità, come quelli inerenti l’impatto di scienze e tecnologie sul sociale, sul corpo e la discussione sul postumano.

Dalla prefazione dei curatori:

“[…] sono trascorsi tre anni dalla morte di Antonio Caronia, un autore che non ha lasciato un opus maius, che non occupava una cattedra prestigiosa dell’università italiana, che non pubblicava su riviste di prestigio accademico o semplicemente divulgative, che non aveva incarichi politici influenti. Tuttavia tutti coloro che lo hanno incontrato lo ricordano con affetto, una devozione misurata e tanta riconoscenza per la generosità di pensiero. Perché?
Perché il pensiero di Caronia era potente e articolato. Affondava le radici nel Ventesimo secolo per comprendere cosa, al termine di esso, stesse nascendo ed evolvendosi – alla Deleuze: “non predire, ma essere attenti allo sconosciuto che bussa alla porta”. Aveva il rigore concettuale dell’accademico, a cui veniva abbinato il fervore pratico dell’attivista. Formava generazioni di studenti nei corsi triennali, specialistici e di dottorato delle accademie di belle arti, alla periferia dell’establishment culturale, punto di osservazione privilegiato per l’osservazione del cambiamento; traduceva e metteva in scena Ballard, e si occupava incessantemente di Dick; dava vigore alla scena artistico-mediale e hacker italiana, fornendo un contributo fondamentale alla strutturazione del loro piano concettuale; era in grado di convertire la teoria in prassi – che fosse prassi artistica, politica, educativa – e viceversa.”

Qui trovate il libro: http://mimesisedizioni.it/libri/mondi-altri.html

Un estratto del mio testo:

“Tutti gli esseri viventi comunicano, in molti modi. Usano il corpo per comunicare che sono arrabbiati, affamati o pronti per l’accoppiamento. Certe specie hanno un’intensa vita sociale, in continuo equilibrio tra comunicazione individuale e dinamiche di gruppo. Alcune varietà di formiche vivono in società di milioni di membri con comportamenti sociali complessi, nella gestione del traffico, nell’impegno nella sanità pubblica, nell’agricoltura e nella guerra, quest’ultima sorprendentemente simile alle guerre umane per quanto riguarda le opzioni tattiche, le modalità di attacco e le strategie decisionali.
Oltre alle somiglianze ci sono le peculiarità: gli esseri umani posseggono la capacità simbolica, un modo di comunicare mediante parole, testi scritti, immagini, suoni, in maniera diretta e mediata, sincronicamente e asincronicamente, localmente e in remoto. Tuttavia, la capacità simbolica è molto di più di uno strumento per comunicare. È una tecnologia potente, la ragione principale dell’evoluzione della specie umana, l’orizzonte a cui gli umani tendono e insieme la gabbia in cui vivono. Questa acquisizione è alla base della peculiare attitudine umana a inventare tecnologie e creare strumenti, dispositivi, macchine, e anche nuove forme di vita.”

Il mio testo integrale è qui: https://www.academia.edu/27031075/La_specie_dei_simboli