È in corso di pubblicazione, nella collana <mediaversi> da me diretta e coprodotta da Noema presso l’editore CLUEB, il volume Expanded Cinema, di Gene Youngblood. Il libro, pubblicato nel 1970 con la prefazione di Buckminster Fuller, viene tradotto per la prima volta in italiano (la traduzione è curata da Simonetta Fadda), ed è una riflessione straordinaria e anticipatrice, a tutto campo e senza steccati o confini, sul cinema e la sua evoluzione, e una lettura fondamentale anche per chi si occupa di multimedia, di new media, di audiovisivi in generale. A chiusura dell’edizione italiana del volume c’è un ampio glossario scritto da Francesco Monico, ricco di rimandi alla contemporaneità e alle sue grandi tematiche culturali, che attualizza alcuni dei concetti chiave del libro.

Da Nazione Indiana:

Cinema Espanso è la traduzione italiana del termine composto inglese Expanded Cinema. Il significato sta nella relazione tra due parole in cui la seconda è oggi la più chiara: espanso deriva da espandere, un verbo transitivo che deriva dal  latino ‘ex’, che sta per “fuori”, e  ‘pândere‘ che vuol significare “allargare”, “diffondere”, “ingrandire”, la magnitudo del fenomeno. Infatti oggi l’esplosione informatica sta espandendo le relazioni tra le cose e le conoscenze, sta appunto cambiando la magnitudo del senso.

Il primo termine è invece quello oggi più ambiguo: la domanda “che cosa è il cinema?” porta con sé l’ambiguità evidenziata da Ludwig Wittgenstein con il concetto di ‘somiglianze di famiglia’ applicate all’arte e al gioco. Infatti per condividere/oggettivizzare i nostri pensieri abbiamo bisogno di utilizzare il linguaggio, il quale attiva segni per dei nessi, e bisogna essere capaci di rendere i concetti in termini generali: ad esempio l’arte deve avere una caratteristica generale che rende le opere d’arte, arte e non un mero gioco o ingegno.”

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