Qualche giorno fa mi è arrivata una mail (che è anche qui) che chiede sostegno all’attività del PAV, il Parco Arte Vivente di Torino. In settembre il centro è stato oggetto di pesanti critiche da parte di un esponente del Consiglio Comunale della città, riprese da alcune testate giornalistiche torinesi. Tali critiche poggiano sulla totale incomprensione dell’attività del Centro, così, per esempio, le installazioni ecologiche dei cinque artisti internazionali che sono ospitate divengono “spazzatura” e il Centro stesso viene definito “una discarica a cielo aperto”. Questo, evidentemente, per mettere in discussione e in difficoltà le fonti economiche del progetto.

Dominique Gonzales Foerster, Trèfle, installazione permanente del PAV (progetto esecutivo dell’Arch. Gianluca Cosmacini)

Fin dall’inizio della sua attività il PAV, nato nel 2007 a Torino in un’area industriale dismessa da un’intuizione di Piero Gilardi, ha promosso e portato avanti, primo e per molto tempo unico esempio in Italia, alcune delle iniziative culturalmente più rilevanti sulle nuove forme artistiche e sulle biotecnologie, sulle relazioni tra tecnoscienze e società, tra naturale e artificiale. La stessa struttura del Centro e la sua genesi, con la stretta corrispondenza tra la dimensione architettonica/artistica (appositamente progettata), l’organizzazione spaziale, la topologia, i materiali utilizzati e i contenuti che vengono veicolati, ne fa di fatto un’opera d’arte. Tra le iniziative (mostre, attività didattiche e culturali) basta ricordare il Convegno internazionale del gennaio 2007, “Dalla Land Art alla bioarte” (a cui ho avuto il piacere di partecipare), che ha visto l’intervento di studiosi ed artisti e ha introdotto il tema delle bioarti nel nostro Paese, e più in generale ha stimolato una riflessione sulle bioscienze in ambito umanistico. Di questo convegno sono stati pubblicati gli atti in un volume bilingue.

 

 

Attualmente il PAV conduce un’attività continua e in più ambiti (arte, didattica, scienza), con numerose e feconde intersezioni. Sta, in altri termini, realizzando ciò che in altre nazioni è felicemente in corso e gode di finanziamenti pubblici, privati ed europei: lo sviluppo di un discorso multidisciplinare di riflessione critica sulle tecnoscienze, sull’dea di natura, di ambiente, di sostenibilità, che appare sempre più centrale e necessario nell’attualità.

In quest’epoca di oscurantismo montante, in cui si cerca di far regredire la riflessione e la cultura a una dimensione stereotipata, inoffensiva e monetizzabile, e l’arte evidentemente al paesaggio, al ritratto, alla natura morta e al quadro da salotto, una buona idea potrebbe essere quella di mostrare solidarietà al PAV e di sostenerne l’attività, inviando loro una mail (info@parcoartevivente.it) col proprio nome e cognome.