Giovedì 13 marzo ho partecipato a un panel, all’interno di ToShare Festival 2008 – Manufactoring, festival internazionale di arte e cultura digitale, intitolato “Manufacturing Intelligence”. Il panel era sostanziialmente incentrato sulle relazioni tra uomo e macchina, e sulla possibilità di allargare l’idea di intelligenza al di là dell’antropico, e più in generale del biologico, riconoscendo agli artefatti prodotti dall’uomo la capacità di partecipare a questo processo emergente.

Confesso che sono sempre stato sospettoso nei confronti del termine “intelligenza”. Per me “intelligenza” è sempre stato un concetto ambiguo, sfuggente. Forse proprio a causa della sua complessità ci sono infatti varie definizioni, che rispecchiano i campi delle discipline di provenienza. Per “intelligenza” in realtà spesso intendiamo la nostra capacità simbolica, cioè la nostra abilità nell’utilizzare e manipolare simboli. Così, quasi sempre, quando magnifichiamo l’“intelligenza” umana, magari in un ottuso paragone con le altre specie viventi, dovremmo intendere l’“intelligenza simbolica” (quante volte abbiamo letto o ascoltato che “la specie umana è la più “intelligente”?). Un comportamento ottuso perché, anche se non siamo i soli a possedere capacità simboliche (altri primati superiori le posseggono), siamo i soli a utilizzarle in maniera così massiccia e pervasiva.

Ciò non deve far pensare, tuttavia, che l’intelligenza simbolica sia poco importante. Al contrario, l’intelligenza simbolica è il genio della nostra specie. Noi non sappiamo quando è nata ma possiamo dire che, siccome la condividiamo – sia pure in minor parte – con altri primati superiori, come lo scimpanzé, è possibile che il nostro antenato comune avesse in nuce questa capacità, all’incirca 7-8 milioni di anni fa. La capacità simbolica non è solo l’acquisizione di un’abilità come tante altre, è la ragione forse più importante del successo evolutivo della nostra specie. Gli artefatti, le macchine i dispositivi, le protesi che abbiamo inventato derivano dall’uso dell’intelligenza simbolica e spesso, come nel caso dell’intelligenza artificiale, nascono dal tentativo di simularla o di emularla. Ma come si evolverà questo processo?

Intanto una premessa: personalmente non credo in un’intelligenza “pura”, astratta, ma in un’“intelligenza” concreta, che si esprime mediante l’attitudine (un insieme di azioni), mediante l’attività, di una qualche forma di corpo. Quindi credo in un’intelligenza che sia “incarnata” o “incorporata” in un corpo, sia esso un corpo organico o inorganico, un corpo ibrido organico/inorganico o persino un corpo virtuale, come nel caso della vita artificiale. Credo in un’intelligenza che si manifesta con un corpo o tramite un corpo, o tramite un qualche tipo di effettore. L’intelligenza, o meglio, il comportamento intelligente, deve avere un corpo, deve essere definita a partire dai successi di quell’organismo (se si tratta di qualcosa di organico) o di quell’entità (se si tratta di qualcosa di inorganico), nel confronti dell’ambiente. Dunque il concetto di intelligenza in qualche modo si sovrappone a quello di vita, richiama il concetto di vita, c’è una relazione tra intelligenza e vita.

Per tornare all’interrogativo posto sopra, sono convinto che il passo evolutivo successivo sarà che a poco a poco queste estensioni, entità, organismi, macchine, dispositivi, ibridi, artefatti… tenderanno a divenire autonomi, magari dotati di vita e di intelligenza propria. Se ci pensiamo è un un processo che è in atto da tempo. Al termine di questo processo ciò che definiamo “vivente” si evolverà al di là della dimensione dell’organico, ibridandosi con l’inorganico o fondandosi interamente sull’inorganico – in un percorso che in fondo ricapitola la nascita della vita sulla Terra – diversificando ulteriormente le forme del vivente e rivendicando la complementarietà tra organico e inorganico.

Noi in fondo siamo i padrini di questa nuova genesi, che è del tutto naturale. Ma, dato che l’intelligenza deve avere un corpo e che queste nuove entità/organismi saranno solo in parte fondati sull’organico, fino a che punto potremo “fabbricare”, gestire, e indirizzare queste nuove “intelligenze”? Avrà ancora un peso il simbolico in queste “intelligenze”, o sarà solo una vecchia eredità? Probabilmente, dato che i corpi di quelle entità/organismi saranno anche molto diversi dai nostri, le nuove forme del vivente svilupperanno altri tipi di intelligenza, diversi da quella simbolica.

Il video in streaming della conferenza è a partire da questa pagina (per Mac usare VLC):
http://www.toshare.it/ita/video/manufacturing-intelligence