
Sempre su Noema un’altra bella recensione di un libro originale, scritto da Barry Blesser e Linda-Ruth Salter e pubblicato nel 2007 per i tipi di MIT Press: Spaces speak, are you listening? Experiencing aural architecture. Le architetture parlano, basta saperle ascoltare, le si può – anzi, le si deve – fruire con l’udito oltre che con la vista.
Questa dimensione sensoriale, così comune ma anche così sottovalutata, è l’argomento del libro: la riappropriazione di un’architettura per l’udito, una cosa abbastanza normale in altre epoche, si pensi, ad esempio, all’importanza degli studi acustici nella costruzione dei teatri, ma anche più in generale nella costruzione di edifici pubblici per il buon funzionamento dei quali non esistevano tecnologie di amplificazione come quelle odierne, elettriche ed elettroniche. L’architettura doveva quindi “suonare bene”, integrare alla dimensione visuale anche quella acustica.
Dalla recensione di Stefania Antonioni, ricercatrice all’Università di Urbino “Carlo Bo” nella facoltà di Sociologia:
“In cosa una cucina è differente da una salotto e una sala da concerti da una chiesa cattolica? Non è solo questione di arredamento nel primo caso e di funzione o definizione in senso pragmatico dello spazio nel secondo; si tratta piuttosto della progettazione architettonica di questi luoghi, la quale include anche gli specifici attributi e stimoli uditivi che contribuiscono a renderne più completa la percezione e la funzionalizzazione stessa degli spazi.
Siamo infatti solitamente abituati a pensare che la nostra esperienza dei luoghi e dello spazio avvenga eminentemente attraverso la dimensione visiva, socializzati e culturalizzati come siamo allo strapotere del visivo, ma in realtà l’esperienza dello spazio e di conseguenza anche l’architettura, che quello stesso spazio contribuisce ad organizzare e ad antropizzare, si serve anche degli elementi uditivi che, in questo senso, potrebbero essere utilizzati anche in maniera strategica. Se, infatti, gli artefatti architettonici ci dicono qualcosa della società che li ha prodotti, delle modalità relazionali prevalenti, dei rapporti di potere in essa emergenti, indizi ulteriori su di essa ci vengono forniti dallo sviluppo in termini acustici dell’architettura.”