Su Noema la recensione di Virtual Art. From Illusion to immersion, di Oliver Grau, edito da MIT Press nel 2003, recensione a cura di Laura Gemini. Laura, ricercatrice all’Università di Urbino “Carlo Bo” nella facoltà di Sociologia, si occupa di arte e tecnologie, e analizza l’ampio volume in maniera interessante. Dato che Grau ha studiato anche in Italia e legge l’italiano, leggerà sicuramente la recensione!

Grau, che ho la fortuna di conoscere, è uno dei più preparati esperti di arte tecnologica (si potrebbe dire che è uno storico dell’argomento, se non fosse che l’aggettivo suona qui un po’ curioso), e in Virtual Art. From Illusion to immersion ha realizzato una sorta di “compendio ragionato”, la continuazione dello sterminato lavoro compiuto per il sito Database of Virtual Art, di cui è direttore scientifico. Inutile dire che di questo libro sarebbe importante realizzare anche un’edizione italiana (nonostante le oltre 400 pagine e le immagini).

Dalla recensione di Laura Gemini:

“Tuttavia, se il sogno utopico percorso dall’arte, insieme alla scienza e alla tecnologia, è ancora quello di cercare l’illusione, forse è proprio all’interno di tale sviluppo – che procede dagli affreschi, ai panorami, dall’evoluzione del cinema e della fotografia agli spazi aperti dal computer fino all’Arte Genetica e Transgenica e alle possibilità interattive dischiuse da Internet – che possiamo scorgere l’emergere di forme di esperienza artistica – e di conseguenza del mondo fenomenico e delle relazioni sociali – che si costruiscono non tanto a partire dall’illusione rispetto a una realtà che non può essere che supposta, resa visibile come prodotto dell’osservatore, ma dall’essere intese come realtà possibili altrimenti, derivanti dall’esperienza anche mediata.
Si tratta in definitiva di pensare che se la funzione della comunicazione artistica è quello di combinare forme inedite e sperimentare il possibile, allora l’illusione è uno dei modi, forse il più poetico, per lasciarsi coinvolgere cognitivamente ed emotivamente nella costruzione performativa della realtà.”

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